Dalla
fine dell’XI secolo e il successivo, l’Occidente latino ebbe fenomeni sociali
nuovi (urbanizzazione, aumento demografico, commercio) e un nuovo interesse per
le lettere, l’arte e la scienza.
Tutto
ció fu considerato una rinascita dell’Europa.
Accanto
ai monasteri, luoghi di cultura e d’istruzione, cominciarono a nascere scuole
che costituivano una novitá rispetto al passato, per contenuti e metodi
d’insegnamento.
Nelle
piú famose scuole di Bernardo di Chartres (XII sec) e San Vittore si
insegnavano le arti del trivium (grammatica, retorica, dialettica) e
successivamente del quadrivium (aritmetica, geometria, musica e astronomia).
Bernardo affermava che ogni uomo non potesse avere una visione limitata e
parziale della realtá.
A
Ugo di San Vittore si deve il piú famoso testo sull’educazione dell’epoca, il
Didascalicon, che è una testimonianza della cultura del periodo.
Per
San Vittore scopo dell’educazione è l’acquisizione della sapienza.
Agli
inizi del XIII secolo, con il terzo Concilio Lateranense (1179) si disponeva la
nomina di un maestro presso ogni chiesa cattedrale, per l’istruzione di
chierici e studenti privi di mezzi, gratis.
Dalle
scuole cattedrali, si passò poi alle università.
Sorte
nei primi anni del XIII secolo, le università segnarono profondamente la
cultura e la formazione di intere generazioni di giovani da allora fino ai
nostri giorni.
Le
universitá si rivolsero non solo alla formazione del clero, ma anche ai laici
impegnati in varie professioni (mercantili, artigianali, amministrative).
Le
prime universitá sorsero a Bologna, Parigi, Oxford all’inizio del Duecento, le
cui figure principali furono i maestri e gli studenti.
Il
fulcro dello studio era costituito dalla “lettura” (lectio) di testi, e dalla
“disputa” (quaestio).
La
disputa era importante e bisognava passare dall’argomentare alla dimostrazione
per mezzo della ragione.
Sul
versante letterario, la disputa diede origine ad un vero e proprio genere
didattico, caratterizzato dalla raccolta di “questioni” di un determinato
argomento, a sé stanti oppure all’interno di Summae. (raccolta di sentenze o
sintesi di una dottrina).
L’evoluzione
del ruolo del maestro medioevale è molto importante.
Il
maestro guardava alla sapienza e alla scienza e le comunicava in modo da poter
essere conquistate da tutti.
La
figura del maestro nel tardo Medioevo acquistó un’importanza sempre maggiore,
vista l’evoluzione delle scuole soprattutto l’universitá.
Il
magister universitario è uomo di mestiere, che svolge una professione, in cui
ha competenze e autoritá.
Nella
tradizione monastica c’era l’invito a non farsi chiamare maestri, perché il
Maestro è uno solo. Il “magister” non era il portatore della propria visione
del mondo, ma era “auctoritas”.
Tommaso
d’Aquino sosteneva l’importanza di “trasmettere agli altri quel che si è
assimilato e contemplato.” Egli analizza il rapporto maestro-discepolo e sostiene
che gli uomini siano fatti simili a Dio e in virtú di ció posseggono proprie
aziohni e il loro posto non puó essere preso né da Dio né da idee fuori dalla
realtá.
Avicenna
faceva dipendere la conoscenza da un intelletto separato e unico (intelletto
agente) e l’azione del maestro è esclusivamente preparatoria e accidentale,
perché la conoscenza dipende dall’illuminazione dell’intelletto agente.
Averroé
riteneva che non solo l’intelletto agente, ma anche l’intelletto passivo fosse
unico e che la scienza e la conoscenza
fossero riconducibili a un’unica intelligenza esterna agli esseri umani.
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