giovedì 27 dicembre 2018

PEDAGOGIA


Dalla fine dell’XI secolo e il successivo, l’Occidente latino ebbe fenomeni sociali nuovi (urbanizzazione, aumento demografico, commercio) e un nuovo interesse per le lettere, l’arte e la scienza.
Tutto ció fu considerato una rinascita dell’Europa.
Accanto ai monasteri, luoghi di cultura e d’istruzione, cominciarono a nascere scuole che costituivano una novitá rispetto al passato, per contenuti e metodi d’insegnamento.
Nelle piú famose scuole di Bernardo di Chartres (XII sec) e San Vittore si insegnavano le arti del trivium (grammatica, retorica, dialettica) e successivamente del quadrivium (aritmetica, geometria, musica e astronomia). Bernardo affermava che ogni uomo non potesse avere una visione limitata e parziale della realtá.
A Ugo di San Vittore si deve il piú famoso testo sull’educazione dell’epoca, il Didascalicon, che è una testimonianza della cultura del periodo.
Per San Vittore scopo dell’educazione è l’acquisizione della sapienza.
Agli inizi del XIII secolo, con il terzo Concilio Lateranense (1179) si disponeva la nomina di un maestro presso ogni chiesa cattedrale, per l’istruzione di chierici e studenti privi di mezzi, gratis.
Dalle scuole cattedrali, si passò poi alle università.
Sorte nei primi anni del XIII secolo, le università segnarono profondamente la cultura e la formazione di intere generazioni di giovani da allora fino ai nostri giorni.
Le universitá si rivolsero non solo alla formazione del clero, ma anche ai laici impegnati in varie professioni (mercantili, artigianali, amministrative).
Le prime universitá sorsero a Bologna, Parigi, Oxford all’inizio del Duecento, le cui figure principali furono i maestri e gli studenti.
Il fulcro dello studio era costituito dalla “lettura” (lectio) di testi, e dalla “disputa” (quaestio).
La disputa era importante e bisognava passare dall’argomentare alla dimostrazione per mezzo della ragione.
Sul versante letterario, la disputa diede origine ad un vero e proprio genere didattico, caratterizzato dalla raccolta di “questioni” di un determinato argomento, a sé stanti oppure all’interno di Summae. (raccolta di sentenze o sintesi di una dottrina).
L’evoluzione del ruolo del maestro medioevale è molto importante.
Il maestro guardava alla sapienza e alla scienza e le comunicava in modo da poter essere conquistate da tutti.
La figura del maestro nel tardo Medioevo acquistó un’importanza sempre maggiore, vista l’evoluzione delle scuole soprattutto l’universitá.
Il magister universitario è uomo di mestiere, che svolge una professione, in cui ha competenze e autoritá.
Nella tradizione monastica c’era l’invito a non farsi chiamare maestri, perché il Maestro è uno solo. Il “magister” non era il portatore della propria visione del mondo, ma era “auctoritas”.
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Tommaso d’Aquino sosteneva l’importanza di “trasmettere agli altri quel che si è assimilato e contemplato.” Egli analizza il rapporto maestro-discepolo e sostiene che gli uomini siano fatti simili a Dio e in virtú di ció posseggono proprie aziohni e il loro posto non puó essere preso né da Dio né da idee fuori dalla realtá.

Avicenna faceva dipendere la conoscenza da un intelletto separato e unico (intelletto agente) e l’azione del maestro è esclusivamente preparatoria e accidentale, perché la conoscenza dipende dall’illuminazione dell’intelletto agente.

Averroé riteneva che non solo l’intelletto agente, ma anche l’intelletto passivo fosse unico e che  la scienza e la conoscenza fossero riconducibili a un’unica intelligenza esterna agli esseri umani.

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